Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

12 febbraio 2017

Questa è una chiamata in causa. Da leggere con la massima attenzione, rileggere fino a completa comprensione, quindi sottoscrivere e diffondere. Grazie.

...i mezzi prefigurano i fini

Alle iscritte ed iscritti, a chi è già stato iscritto e a chi si iscriverà al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito del 2017


Car* ,

quale Presidenza del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, riteniamo doveroso ed urgente informarti di una grave, ma necessaria e non più rinviabile, decisione che abbiamo dovuto assumere al fine di tentare di scongiurare, letteralmente, la morte del Partito che, come saprai, si determinerà qualora non riuscissimo ad essere almeno in 3000 (iscritti) entro il dicembre del 2017.
Riteniamo doveroso informarti preventivamente affinché, debitamente al corrente, ti possa formare una tua opinione e conseguentemente possa compiere le tue scelte.
E’ difatti molto probabile che a seguito delle iniziative che ci siamo assunti l’onere di portare avanti ci saranno delle reazioni ed è possibile che tutto questo, ove arrivi alle tue orecchie attraverso forzature, mezze verità, ambiguità, ti lasci disorientato, se non sconcertato.
Per questo abbiamo deciso di scriverti, per metterti a conoscenza di ciò che accadrà e delle ragioni che sono alla base del nostro agire quale Presidenza del Partito Radicale. Un agire mosso dalla ferma volontà di fare tutto ciò che è doveroso e possibile per tentare di salvare la vita e perciò le battaglie e gli obiettivi politici del Partito Radicale di Marco Pannella.

Occorre chiarezza, per gli iscritti e per gli “iscrivendi”, partendo dai fatti, oggettivi, così come si sono verificati. Occorrerebbe poter spiegare ciò che accade ed è accaduto a quante più persone possibile; ma insomma, come la nostra storia insegna, la stampa e la Tv italiana non hanno mai tollerato la presenza di noi Radicali ‘scostumati’, dei Radicali di Marco Pannella, ad iniziare dallo stesso Marco, insopportabile con la sua continua denuncia del Regime partitocratico.
La prima questione che viene posta in queste occasioni, allorquando è sul tavolo una scelta difficile, anche dolorosa, è se sia o meno conveniente, opportuna. Se sia “saggia”.
Di fronte a questi dubbi, da quando il Partito Radicale esiste, la risposta di Marco Pannella è sempre stata: sì, è opportuno; non solo è giusto, necessario, ma è urgente, e perfino “con-vincente”, se non ci si vuole rassegnare alle mere “convenienze”. Perché, ci ha sempre insegnato Pannella, il fine non giustifica i mezzi; piuttosto sono i mezzi che qualificano e prefigurano i fini.
Il Partito Radicale, difatti, non è, non vuole essere e non è mai stato un partito ideologico. Non per un caso, il Partito Radicale nel suo Statuto – modello di organizzazione politica unico al mondo – non ha un solo articolo nel quale siano specificati scopi e/o obiettivi, che – al contrario - sono il dato costituente di qualsiasi altra organizzazione. Una ragione c’è: da quando il Partito Radicale esiste è stato ben chiaro che tutto si fonda sulla “regola” dello stare insieme.
E la regola è una: il Congresso, a cui partecipano per diritto tutti gli iscritti al Partito (Partito a cui chiunque si può iscrivere; a nessuno può essere rifiutata l’iscrizione; nessuno può essere espulso), è il “luogo” in cui vengono decisi scopi ed obiettivi politici. È nel dibattito congressuale, e nel voto finale, che il Partito Radicale prende vita. O, magari, morte.

Questa è la regola.
Ed è questa regola, insieme alla mozione congressuale approvata dai 2/3 dei partecipanti al 40° Congresso Straordinario di Rebibbia e alla responsabilità che abbiamo nel tentare di realizzarla, che riteniamo qualifichi il nostro agire come opportuno, necessario, urgente.
E’ la vita del nostro Partito, dello strumento principale delle nostre lotte, ad essere in gioco.
Allora occorre fare chiarezza.
Ai più attenti osservatori delle cose e del mondo Radicale non sarà sfuggito come già da almeno tre anni, prima della scomparsa di Marco, si fosse determinata una frattura tra coloro che ritenevano che i Radicali dovevano seguire vie altre da quelle indicate da Marco e coloro che invece ritenevano e ritengono di condividere l’analisi del Regime e le principali battaglie da opporre allo stesso, a partire dalla centralità della battaglia sulla giustizia giusta, con la sua appendice carceraria e sul diritto alla conoscenza.
Questa frattura ha avuto un suo momento importante nel Congresso del Movimento Radicali Italiani del 2015, che ancor oggi nel suo Statuto reca la dicitura ‘soggetto costituente il Partito Radicale’ e che, con ovvio giubilo dei vincitori, non condividendo l’analisi e l’agenda indicata da Marco, elesse una dirigenza coerente con i fini altri da quelli sino ad allora dati per condivisi nel nostro stare insieme.
Legittimo, ci mancherebbe altro.
Sennonché se con Marco vivo l’imperativo era smarcarsi da un Pannella troppo ingombrante – basti ricordare l’episodio del rifiuto di presentare nel 2013 le Liste Bonino/Pannella, con il “suggerimento” di presentare le Liste Bernardini/Pannella e che letteralmente costrinse a ridosso del voto ad inventarsi le Liste Amnistia Giustizia e Libertà con le ovvie conseguenze dal punto di vista elettorale – con Marco morto e con le celebrazioni che i media di regime hanno tributato al non più pericoloso Pannella vivo, la corsa è stata a ‘riaccreditarsi’, grazie a media compiacenti e pronti, quali Radicali, Ultimi Radicali, Liste Radicali, Segretari dei Radicali, Iscritti Radicali, e così via.
E così mentre prima si ravvisava la necessità, ad esempio, di raccogliere le firme per i referendum o per le proposte di legge sotto vessilli diversi da quelli Radicali (Roma si muove, Milano si muove, ecc.) per il dichiarato timore che con i vessilli Radicali, troppo identificati con Pannella, le firme non si raccogliessero, poi  si è arrivati, con Marco morente, a presentare Liste elettorali recanti il nome Radicali, sempre a Roma e Milano, in violazione della regola stabilita all’art. 1 dello stesso Statuto di Radicali Italiani ed all’insaputa del Partito Radicale e di tutti gli altri soggetti differenti da coloro che quella decisione avevano preso.
Finalmente la settimana scorsa, durante una riunione reperibile nel sito di “Radio Radicale”, un membro della Direzione di “Radicali Italiani” ha sintetizzato in modo cristallino quanto da tempo già evidente a chi vive intensamente il mondo radicale: parlando al plurale, e senza che nessuno dei presenti lo abbia contestato o si sia dissociato da quella rivendicazione, ha affermato che quello che avevano costruito in anni, e che continuavano a costruire era né più né meno che l’essersi “assunti la responsabilità personale, politica di entrare prima in collisione con lo stesso Marco Pannella … e poi con un pezzo di partito radicale”. Questa compiaciuta rivendicazione non è stata contestata da nessuno dei presenti: nessuno dei componenti della Direzione o del Comitato Nazionale di Radicali Italiani si è dissociato. Nessuno ha obiettato a questa “assunzione di responsabilità”. Un silenzio che equivale ad assenso, condivisione.
Sennonché, anche volendo ammettere che con le collisioni si riesca davvero a costruire qualcosa, piuttosto che a distruggere, almeno dal Congresso di Rebibbia, la collisione non è più con “un pezzo di partito radicale”, bensì con il Partito nella sua interezza, se è vero, com’è vero, che l’intero Partito si ritrova intorno alla mozione approvata dai congressisti che diventa, per l’appunto, la mozione del Partito, di tutto il Partito.

* * *

Noi riteniamo di avere una precisa responsabilità nei confronti del Partito Radicale: la responsabilità di tenere vivo il Partito Radicale, di tenere viva la storia del Partito Radicale e di tutti i militanti che hanno collaborato alla realizzazione delle proposte di Marco Pannella, di realizzare gli obiettivi che il Congresso ha votato a Rebibbia.
Per far fronte a questa responsabilità occorre fare delle scelte radicali, anche, anzi sicuramente, dolorose.
Crediamo anche che sia opportuno, necessario e giusto che tu sia messo in condizione di comprendere quali sono le ragioni che ci hanno condotto a fare le scelte che di qui a breve ti illustreremo e per consentirti di comprendere abbiamo il dovere di non nascondere, di non occultare la realtà.
L’impresa potrebbe essere improba, dolorosa, soggetta a incomprensioni, lunga e faticosa da chiarire e spiegare, non certo solo attraverso questa lettera, ma tutto ciò non può per noi diventare un alibi per rassegnarsi all’ineluttabile: la morte del Partito Radicale.
Nonostante l’impegnativo obiettivo da raggiungere per consentire al Partito più antico della Repubblica di non morire, nonostante questo Partito sia il Partito di quel Marco Pannella celebrato alla sua morte, nonostante la straordinaria mobilitazione nelle carceri dove i detenuti continuano a richiedere l’iscrizione al Partito Radicale, persiste da parte dei media di regime la conventio ad excludendum nei confronti dei Radicali, almeno di quelli “scostumati” che continuerebbero a rappresentare, con le loro proposte, con le loro iniziative, con il loro modo di fare politica, quello scandalo non integrabile di cui ha scritto e detto Pier Paolo Pasolini.
Nonostante la straordinaria mobilitazione necessaria a far vivere il Partito e le sue battaglie, difatti, a noi non vengono concessi inviti in tv, copertine di giornali e interviste sulla qualunque. Altri Radicali imperversano sui media, ma sono impegnati a promuovere altro e/o altri, non certo la vita e le lotte del Partito Radicale.
Il Partito Radicale non ha più neppure un addetto stampa e la gestione dei social network è, al momento, nonostante lo sforzo militante di diversi compagni, assolutamente inadeguata allo scopo.
Lo sappiamo, ne siamo consapevoli, ma anche questa situazione è frutto di quello che, come andremo a spiegare, consideriamo il tradimento delle ragioni costitutive di alcuni dei soggetti inizialmente nati, intorno al Partito Radicale, come soggetti ‘di scopo’.

* * *

Agli iscritti al Partito Radicale del 2016 riuniti in Congresso straordinario sono state presentate due mozioni; ha prevalso con i 2/3 dei voti la mozione che si pone come obiettivi politici il perseguimento delle lotte: (I) per l’affermazione dello Stato di Diritto e il Diritto umano e civile alla conoscenza, in Italia e ovunque; (II) per la riforma della Giustizia e il suo epilogo carcerario, a partire dall'Italia, individuando come priorità l’Amnistia e l’Indulto, l’approvazione della legge di riforma dell’ordinamento penitenziario e il superamento del regime del 41 bis e del sistema dell’ergastolo, a partire da quello ostativo; (III) per gli Stati Uniti d'Europa, quelli prefigurati nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni.
La Mozione approvata prescrive – senza alcuna rete di “protezione” – la chiusura del Partito Radicale se entro il 2017 non si conseguirà l’obiettivo di almeno 3.000 iscritti, da confermare nel 2018.
E’ una mozione frutto del lavoro degli ultimi dieci anni di vita politica di Marco Pannella e di coloro che intorno a Marco si sono ritrovati nel denunciare l’immonda condizione della giustizia e delle carceri – un sistema, quello giudiziario, che dovrebbe garantire giustizia e che invece produce solo la costante, intollerabile, violazione dei diritti umani fondamentali – e nel prefigurare la codificazione a livello sovranazionale del diritto umano alla conoscenza, quale fondamento e fondamentale presupposto della democrazia e della libertà.
Dieci anni nei quali, a spese del Partito Radicale e della Lista Pannella, sono state fornite ad organizzazioni volute, fondate e finanziate dal Partito Radicale tutti gli strumenti necessari perché potessero operare. Organizzazioni nate in occasioni di campagne specifiche, e che al raggiungimento dell'obiettivo, come prassi radicale, avrebbero dovuto sciogliersi: in passato è accaduto, per esempio, con la Lega per il divorzio, o con altre associazioni promosse per sostenere specifiche campagne.
Queste organizzazioni si sono strutturate in modo indipendente, hanno proprie agende politico/elettorali in conflitto con quelle – e con la stessa ragion d’essere – del Partito Radicale; si dannano l’anima per essere ammesse, con i volti del loro gruppo dirigente, oltre che nei salotti tv, ai tavoli della politica partitocratica di uno degli schieramenti in campo.
Per questo hanno dato vita ad un conflitto, come oggi rivendicato nelle loro sedi istituzionali, con Marco Pannella e con pezzi del Partito Radicale.
Ribadiamo, tutto questo è politicamente legittimo, come sono legittime le ambizioni personali dei singoli, tuttavia, riteniamo, non in nome del Partito Radicale, non a costo della morte del Partito Radicale!
Perché questo va accadendo. Va accadendo che la maggior parte degli italiani neppure sanno della mobilitazione in corso per far vivere il Partito Radicale, mentre sanno e pensano, indotti da media compiacenti e social network usati con abilità professionali, che i Radicali, gli ultimi Radicali, i Segretari dei Radicali sono quelli delle elezioni Romane o Milanesi, quelli delle copertine dei giornali, delle ospitate in TV, delle interviste sulla qualunque. E questi Radicali, quelli del conflitto con Marco Pannella, oggi non solo non danno conto, in tv o sui giornali, del conflitto pure da loro determinato, ma neppure salta loro in mente di far conoscere agli italiani la situazione e le battaglie del Partito Radicale o di sollecitare iscrizioni al Partito di Marco Pannella, che anzi, per quanto appresso chiariremo, quel che avviene è esattamente il contrario essendo l’obiettivo quello di sottrarre iscrizioni al Partito Radicale.
Alla rivendicata indipendenza politica, però, sino ad oggi, è stata affiancata una vita organizzativa solo in parte indipendente: le spese della struttura in cui operano, sono ancora, come negli ultimi dieci anni, prevalentemente a carico del Partito Radicale.
Radicali Italiani, difatti, come le altre organizzazioni di quella che era la cd. Galassia radicale, era “ospitata” con altre nella sede del Partito Radicale che si fa carico delle spese di affitto, luce, spese telefoniche, condominiali e, fino al 2015, di personale.
Per mantenere tutto ciò, di cui le associazioni “ospitate” beneficiavano e a tutt’oggi beneficiano – potendo con ciò convogliare tutti i propri introiti per sostenere iniziative politiche ed avere strutture dedicate – il Partito Radicale tratteneva le quote delle iscrizioni cosiddette “a pacchetto”: in dieci anni questo sistema ha portato il Partito Radicale a cumulare un complessivo debito, per le spese di struttura, appunto, di circa un milione di euro.
Lo slogan che aveva accompagnato il “fiorire” e il dare vita ad organizzazioni finalizzate a specifiche campagne politiche era quello di "marciare separati per colpire uniti"; allora si dava per scontato che era il Regime quello che si doveva colpire, mentre oggi, è un dato di fatto, chi viene ad esserne colpito è il Partito Radicale.
Abbiamo la responsabilità di evitare, con te se vorrai, che il Partito Radicale muoia sotto questi colpi.

* * *

Un confronto tra la mozione "costitutiva" del Movimento Radicali Italiani, approvata dal primo congresso del luglio 2002 a Roma, e quella dell’ultimo congresso del 2016 è plasticamente esemplificativo della situazione che si è venuta a determinare in seguito al conflitto voluto, costruito, dal gruppo dirigente di Radicali Italiani:
Radicali Italiani "decide di mobilitarsi da subito per un pieno successo della seconda sessione del Congresso del Partito Radicale, transnazionale e transpartito, soggetto motore della lotta organizzata per l’affermazione della vita, del diritto e della libertà in ogni parte del mondo, a cominciare dall’istituzione della Organizzazione Mondiale della Democrazia auspicata da Emma Bonino”. (mozione 2002)
Radicali Italiani "Prende atto della mozione approvata dal 40° Congresso straordinario del Partito radicale che prevede, tra le altre cose, la sospensione della parte dello Statuto relativa ai soggetti costituenti e ribadisce la necessità di riconquistare la vita politica e democratica del Partito Radicale innanzitutto attraverso iniziative transnazionali di Radicali Italiani, l’invito al tesseramento e la promozione di un coordinamento aperto ai soggetti dell’area." (mozione 2016)
Quindi, Radicali Italiani è stato fondato per essere il soggetto che in Italia organizza le lotte del Partito Radicale (mozione 2002); ma se il Partito Radicale delibera, in Congresso, con la mozione votata dai 2/3 dei congressisti di uno dei congressi più partecipati nella storia del Partito Radicale, di continuare a voler attuare “l'agenda Pannelliana” non gradita al gruppo dirigente di Radicali Italiani, allora sarà Radicali Italiani a mascherarsi da Partito Radicale, ad assumerne le sembianze, da ciò il farsi carico di iniziative transnazionali e il farsi promotore di un coordinamento tra le altre associazioni che con Radicali Italiani hanno condiviso il percorso degli ultimi tre anni (mozione 2016)
E siamo al 29 gennaio 2017, quando il Comitato Nazionale di Radicali Italiani delibera, per raggiungere i propri obiettivi, di voler conseguire, non 2.000 o 2.500, ma – guarda caso – 3.000 iscritti entro dicembre 2017, lo stesso obiettivo di 3.000 iscritti deliberato dal Partito Radicale nel Congresso di Rebibbia, con una sola differenza: che il Partito Radicale chiude se non li raggiunge, mentre Radicali Italiani sopravvive anche se non li raggiunge.
Un chiaro obiettivo concorrenziale che conta, letteralmente, sulla confusione volutamente creata – mai Radicali Italiani, in circa 17 anni di vita, ha sentito la necessità di individuare il proprio obiettivo annuale di iscritti in 3.000 – e che è volto anche a far fallire quello dei 3.000 iscritti al Partito Radicale e, con ciò, determinare la sua chiusura.
Fatto è che decine di persone in carne e ossa, purtroppo sollecitate da telefonate a dir poco ambigue provenienti dalla sede del Partito Radicale, si sono iscritte a Radicali Italiani pensando così di essersi iscritte al Partito Radicale e dato che per il Partito Radicale anche una sola tessera può determinare la differenza tra vivere o morire è chiaro che, quale Presidenza, abbiamo il dovere di assumere ogni decisione necessaria a scongiurare future ‘confusioni’.
In passato la confusione esistente tra soggetti dell’area radicale – certo di non facile decifrabilità per molti – era un valore persino positivo rispetto ad un movimento che nel suo complesso si ritrovava nell’analisi politica, negli obiettivi, nelle battaglie condivise: "marciare separati per colpire uniti".
Oggi la confusione è per il Partito Radicale un disvalore e mentre il Partito Radicale non dispone di strumenti per far fronte a questo deficit di chiarezza, di trasparenza e di informazione, la sensazione chiara che dall’altra parte, forti della compiacenza dei media e dell’uso massiccio dei social network, si giochi sempre di più – come dimostra la circostanza per la quale improvvisamente RI ha deciso di fissare in 3000 l’obiettivo per le iscrizioni nel 2017 – a determinarla.
Da ultimo, ma non per ultimo, è bene sapere che sempre Radicali Italiani trattiene da alcuni anni circa 60mila euro di quote iscrizione al Partito Radicale, versate tramite i conti postali o bancari di Radicali Italiani.
La situazione, ridotta ai minimi termini è questa: chi, nato per costituire il Partito Radicale è maturato nel suo contrario, ha pur sempre tutta la libertà di fare quello che vuole, come vuole, con chi vuole, ma non può pretendere di farlo a spese – economiche e politiche – del Partito Radicale, della sua storia, della sua continuità ed attualità politica, della sua vita.
Un altro esempio: se Radicali Italiani, per sostenere la battaglia sulla legalizzazione delle droghe leggere, decide di nascondere completamente le disobbedienze civili di Rita Bernardini, di Laura Arconti, di Marco Pannella (che per questo hanno subito decine di processi, hanno inanellato condanne e assoluzioni gravide di conseguenze in termini giuridici) e decide di regalare un “semino” di cannabis, specificando che “non si tratta di un reato” è ovvio che lo possa fare, meno ovvio è che lo faccia utilizzando ancora le strutture e i mezzi del Partito Radicale, e sicuramente meno leale è che lo faccia dichiarando alla stampa di regime una continuità con le azioni nonviolente Radicali di disobbedienza civile. La disobbedienza civile di Rita Bernardini – piantagione e distribuzione gratuita di chili di marijuana ai malati che non hanno accesso ai farmaci cannabinoidi – è un reato a costo della galera, quella del semino innocente di Radicali Italiani è “disobbedienza civile a buon mercato”.

      * * *
Alla luce di quanto abbiamo solo sommariamente cercato di spiegarti, come già annunciato nell'ultima riunione della Presidenza del Partito Radicale, disponibile sul sito di “Radio Radicale”, al fine di scongiurare che questo stato di cose possa continuare e concorrere con la morte del Partito Radicale, ti informiamo che la sede sarà nella disponibilità del Partito Radicale fino alla fine del mese di febbraio. Dal 1° marzo passerà alla Lista Pannella e questo comporterà una redistribuzione degli “spazi” disponibili, tra la stessa Lista, il Partito, e le sole associazioni impegnate nella realizzazione degli obiettivi congressuali stabiliti nella mozione generale del Partito Radicale.
Al tempo stesso cercheremo di affittare a prezzi di mercato parte del secondo piano, per reperire risorse utili all'attività politica, oggi affidata alla militanza, al volontariato e a mezzi di fortuna.
Inoltre, verrà a breve ridiscusso il palinsesto di “Radio Radicale”, unico media praticato dai Radicali “scostumati” con l'obiettivo di potenziare la presenza del Partito Radicale, per il raggiungimento dell'obiettivo vitale dei 3000 iscritti, e degli altri punti approvati con la mozione di Rebibbia.

* * *

Per far vivere il Partito Radicale abbiamo urgente bisogno del tuo aiuto, della tua iscrizione, del tuo contributo. Non è la prima volta che accade. La nostra è una onorevole “mendicità”, come diceva spesso Pannella, che per il Partito si è spogliato di ogni suo avere; una “mendicità” di cui si può essere orgogliosi e fieri, ma che al tempo stesso può essere motivo e causa della nostra morte, e soprattutto della morte delle cause e degli obiettivi che ci siamo posti.
Se non corriamo il rischio di farcela, avremo la certezza che tutto sarà perduto.
Era prevedibile? Era previsto!
Pannella nel 1978, rivolgendosi all'allora gruppo dirigente ebbe a dire: “non possiamo non prevedere fin d’ora - pena la morte politica di tutti noi - che si tenterà di separare, di annettere, di integrare qualsiasi radicale che proponga in modo non scostumato, cioè secondo il costume di classe del potere, e quindi con costumi omogenei a quelli del potere, quello che insieme abbiamo imparato e a cui stiamo dando corpo”.
Per parte nostra, possiamo promettere e assicurare che continueremo ad essere, in questo senso, “scostumati”; per questa “scostumatezza”, come in passato, si verrà colpiti e attaccati e cercheranno di annichilirci in ogni modo. Con una differenza, rispetto ad altre volte: i “colpi” verranno non solo dal Regime, ma anche, e con maggiore determinazione e violenza, da chi anela ad accostarsi al Regime “con educazione”, fino ad esserne ammesso a farne parte. A ciascuno il suo.


Matteo Angioli, Angiolo Bandinelli, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Antonella Casu, Antonio Cerrone, Deborah Cianfanelli, Sergio D'Elia, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mariano Giustino, Giuseppe Rossodivita, Irene Testa, Maurizio Turco, Valter Vecellio, Elisabetta Zamparutti

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8 febbraio 2017

Sondaggio esclusivo: il 57 per cento sostiene la pausa di 90 giorni di Trump per i rifugiati non accolti dai paesi del Medio Oriente.

L'ordine esecutivo  del presidente Donald Trump che congela il reinsediamento dei rifugiati gode del sostegno di maggioranze significative di elettori, lo rivela un sondaggio realizzato in esclusiva da Breitbart News.


La McLaughlin & Associates, che ha votato per la campagna presidenziale di Trump, ha chiesto agli elettori: "Lei approva o disapprova l'ordine esecutivo del presidente Trump di fermare per 90 giorni  l'immigrazione negandola dai seguenti paesi del Medio Oriente: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria , e Yemen in modo da poter aumentare il controllo di sicurezza di questi profughi? "La maggioranza, il 57 per cento ha detto che approvava l'ordine esecutivo di Trump, mentre il 37 per cento disapprovava.

Di quelli che hanno approvato il presidente Trump, il 90 per cento ha sostenuto il suo ordine esecutivo, mentre solo il sei per cento lo  ha disapprovato. Dell'oltre un quarto degli elettori a lui sfavorevoli, il 26 per cento ha sostenuto il suo ordine esecutivo mentre il 67 per cento lo ha disapprovato.

Gli elettori repubblicani hanno seguito in modo schiacciante il presidente: 88 per cento sostengono il suo ordine esecutivo. Inoltre il 53 per cento degli indipendenti e il 31 per cento dei democratici supportano anche una pausa nell'immigrazione che permetta agli Stati Uniti di rafforzare i controlli di sicurezza sui rifugiati provenienti da paesi instabili, esportatori di terrorismo. Allo stesso modo, l'81 per cento dei conservatori, il 50 per cento dei moderati, e il 32 per cento dei liberali supportano anche l'ordine esecutivo.

Infine McLaughlin & Associates hanno allargato sull'ordine esecutivo di Trump con una dettagliata domanda di follow-up:

"L'amministrazione Trump sta cercando di bloccare i terroristi. I terroristi succede che siano radicali islamici. Questi terroristi capita che siano sostenuti e provengano da alcuni paesi del Medio Oriente, che sono a maggioranza musulmana. Senza penalizzare tutti i musulmani, dobbiamo riuscire a impedire a possibili terroristi di venire come rifugiati negli Stati Uniti. Dal momento che gli attuali Amministratori FBI e Homeland Security non possono certificare che un rifugiato da questi sette paesi non è un terrorista, siete d'accordo o in disaccordo sul fatto che abbiamo bisogno di una pausa e ci prenderemo una pausa 90 giorni per stabilire se permettere a rifugiati provenienti da questi paesi di entrare negli Stati Uniti, fino a quando non riusciremo a mettere in piedi  un sistema che ci assicuri che ciascun rifugiato non è una minaccia per gli americani?"

Il 61 per cento degli elettori ha convenuto che gli Stati Uniti dovrebbero prendere una pausa di 90 giorni per effettuare una migliore scrematura dei potenziali terroristi. Il 28 per cento non è d'accordo. Nel frattempo, l'87 per cento dei repubblicani, il 40 per cento dei democratici e il 59 per cento degli indipendenti sono stati d'accordo.

La seconda questione, con la sua spiegazione neutrale del congelamento dell'immigrazione ha anche raccolto maggiore sostegno dai moderati: il 60 per cento è d'accordo, rispetto al 36 per cento dei liberali e 82 per cento dei conservatori.

Al contrario dei media surriscaldati che hanno falsamente etichettato la pausa nell'accoglienza dei rifugiati come un "divieto ai musulmani", alimentando isteria e proteste emotive, lo stratega repubblicano John McLaughlin ha detto che è importante inquadrare la questione in modo neutrale.

"E 'davvero un blocco anti- terroristi", ha detto McLaughlin di Breitbart News. "Stanno dipingendolo come un divieto anti-musulmano che non è. Non è. Abbiamo affrontato questa questione durante la campagna, quando stavano cercando di rappresentarlo come un divieto anti musulmani. E 'stato davvero un divieto anti-terroristi ".

"Loro non lo chiamano divieto anti terroristi, perché sarebbe popolare", ha aggiunto.

Il sondaggio ha anche campionato un po 'più democratici che repubblicani, il 36 per cento rispetto al 33 per cento, e interpellato più elettori di Hillary Clinton che elettori di Trump, secondo McLaughlin.

"Se si guarda a questo obiettivamente, il presidente ha l'approvazione piena della maggioranza", ha detto McLaughlin. "Se qualcuno sta cercando di far passare questo come qualcosa che non è, sta giocando con la politica e sta solo cercando di fare politica con la sicurezza nazionale".

Il sondaggio, commissionato da Secure America Now, ha intervistato 1.000 probabili elettori online dal 2 Febbraio al 6 febbraio con un margine di errore di più o meno 3,1 punti percentuali, e un livello di attendibilità del 95 per cento.

30 gennaio 2017

"UNA PERSONA, UN VOTO". APPELLO

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.

*
All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime:
padre Alex Zanotelli
Lidia Menapace, partigiana, femminista e senatrice emerita
Rocco Altieri, docente e saggista, direttore dei "Quaderni Satyagraha", Centro Gandhi di Pisa
Simonetta Astigiano, biologa e ricercatrice
Lino Balza, ecologista
don Franco Barbero
Daniele Barbieri, blogger
Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi Siamo Chiesa"
Eleonora Bellini, bibliotecaria e scrittrice
Giuliana Beltrame, sociologa e attivista
Maurizio Benazzi, quacchero, curatore della newsletter "Ecumenici"
don Gianni Bergamaschi
Ascanio Bernardeschi, saggista e militante
Massimiliano Bernini, deputato
Norma Bertullacelli, dell'"ora in silenzio per la pace" di Genova
Michele Boato, ecologista
Franco Borghi, attivista per la pace e la legalita'
Dario Borso, filosofo
Paolo Bosi, docente universitario
Silvio Bozzi, docente universitario
Anna Bravo, storica
Giuseppe Burgio, pedagogista, Universita' di Enna
Alberto Cacopardo, antropologo
Alessandro Capuzzo, ecopacifista
Gennaro Carotenuto, storico
Maria Luigia Casieri, dirigente scolastica
Pilar Castel, autrice e attrice No War
Marco Catarci, pedagogista e docente universitario
Olindo Cicchetti, figura storica dei movimenti ecopacifisti e per i diritti, narratore di comunita'
Giancarla Codrignani, saggista e deputata emerita
Francesco Coletta, docente e coordinatore della Federazione Gilda-Unams di Viterbo
don Franco Corbo, parroco, presidente del gruppo di volontariato "Solidarieta'"
Lucia Cruschelli, associazione "Mestizaje" di Cecina
Pasquale D'Andretta, formatore
Massimo Dalla Giovanna, impiegato, delegato Rsu
Tiziana Dal Pra, presidente dell'associazione "Trama di terre" di Imola
Emanuela Dei, giornalista
Tonio Dell'Olio, presidente Pro Civitate Christiana di Assisi, gia' coordinatore nazionale di Pax Christi, gia' responsabile di Libera International
Giorgio Demurtas, docente universitario
Lucia De Sanctis, associazione "Mestizaje" di Cecina
Maria Rosa De Troia, attivista in difesa della Costituzione
Mario Di Marco, responsabile della formazione dei volontari in servizio civile della Caritas diocesana di Viterbo
Domenico Di Pietro, associazione "Mestizaje" di Cecina
Angela Dogliotti, peace-researcher
Luciano Dottarelli, docente e saggista, presidente Club Unesco Viterbo-Tuscia
Massimo Duranti, giudice di pace emerito
Osvaldo Ercoli, figura storica dell'impegno per la pace, i diritti umani, l'ambiente
Carla Ermoli, pensionata
suor Maria Stella Fabbri
Valentina Franchi, associazione "Mestizaje" di Cecina
Sancia Gaetani, Wilfp Italia
Haidi Gaggio Giuliani, senatrice emerita
Elena Gajani Monguzzi, docente, poetessa, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani
Francuccio Gesualdi, animatore del "Centro nuovo modello di sviluppo"
Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace e la nonviolenza
Carmine Grassimo, docente, formatore, capo scout e barelliere a Lourdes
Carlo Gubitosa, saggista e mediattivista
Paolo Henrici De Angelis, architetto
Paolo Hutter, giornalista
Luca Kocci, docente, giornalista, saggista
Francesca Koch, presidente della "Casa Internazionale delle Donne" di Roma
Alberto L'Abate, presidente onorario dell'Ipri
Raniero La Valle, senatore emerito, direttore di "Vasti", presidente del Comitato per la democrazia internazionale
Paolo Limonta, maestro elementare e consigliere comunale
Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente
Anna Lodeserto, internazionalista ed esperta di politiche migratorie, cittadinanza e mobilita'
Eugenio Longoni, militante antifascista
Franco Lorenzoni, maestro elementare e coordinatore della Casa-laboratorio di Cenci
Daniele Lugli, presidente onorario del Movimento Nonviolento
Monica Luisoni, attivista
Antonio Lupo, medico
Maria Immacolata Macioti, sociologa, docente universitaria
Agnese Manca, docente universitaria, impegnata in molte iniziative di solidarieta'
Giovanni Mandorino, del Centro Gandhi di Pisa
Luisa Marchini, operatrice culturale, saggista e narratrice
Alessandro Marescotti, fondatore e presidente di Peacelink
Gian Marco Martignoni, Cgil Varese
Rachele Matteucci, insegnante di lingua italiana per stranieri presso l'Associazione San Martino de Porres
Cristina Mattiello, insegnante, giornalista
Clementina Mazzucco, docente universitaria, saggista
Alessandra Mecozzi, presidente di "Cultura e' liberta'. Una campagna per la Palestina"
Enrico Mezzetti, presidente dell'Anpi provinciale di Viterbo
Pierangelo Monti, del Mir di Ivrea
Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo
Alessandro Murgia, medico impegnato nella solidarieta'
Loretta Mussi, Rete romana di solidarieta' con la Palestina
Amalia Navoni, educatrice e attivista per i diritti umani e i beni comuni
Giorgio Nebbia, ecologista
Giovanna Niccoli, attivista
don Gianni Novelli, direttore emerito del Cipax
Giovanna Pagani, Wilpf Italia
Vittorio Pallotti, fondatore del Centro di documentazione del manifesto pacifista internazionale
Enrico Peyretti, saggista e peace-researcher
Giorgio Piacentini, presidente emerito del Cipax
Leo Piacentini, pensionato
Rosanna Pirajno, architetta, presidente dell'associazione "Mezzocielo" di Palermo
Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino, docente di matematica e fisica, volontario nel carcere di Viterbo
Rocco Pompeo, presidente della "Fondazione Nesi"
Giuliano Pontara, filosofo
Franco Porcu, operaio
Alessandro Presicce, giurista
Andrea Pubusa, giurista
Pasquale Pugliese, segreteria nazionale del Movimento Nonviolento
Mauro Pugni, Cdb di Modena
Laura Quagliuolo, redattrice e attivista del Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane
Fabio Ragaini, Gruppo Solidarieta'
Roberto Rampi, deputato
Massimo Ribelli, Universita' di Roma "La Sapienza"
Annamaria Rivera, antropologa
Giorgio Roversi, pensionato
Vincenzo Sanfilippo, sociologo, della Comunita' dell'Arca di Lanza del Vasto
Lavinia Sangiorgi, volontaria di Focus - Casa dei diritti sociali di Roma
Antonia Sani, Wilpf Italia
Adriano Sansa, magistrato e poeta
Delfino Santaniello, figura storica dell'impegno per la legalita' e la democrazia
Eugenio Santi, presidente del Gavci
don Alessandro Santoro, della comunita' delle Piagge
padre Pietro Sartorel, sacerdote, missionario in Brasile
Giovanni Sarubbi, direttore de "Il dialogo"
Renato Sasdelli, docente universitario e saggista
Eugenio Scardaccione, dirigente scolastico
Manlio Schiavo, docente, referente del Comitato cittadino di Bagheria per la Costituzione
Marco Scipioni, presidente del Centro studi e documentazione "Don Pietro Innocenti"
Rosa Scognamiglio, docente impegnata in difesa dei diritti umani e della Costituzione
Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati
Giovanni Battista Sgritta, sociologo e docente universitario
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil
Irene Starace, Wilpf Italia
Michelangelo Tumini, dei "Cantieri di pace" di Osimo, Offagna, Castelfidardo e Loreto
Olivier Turquet, educatore ed editore
Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento
Leonardo Varvaro, docente universitario
Antonio Vermigli, direttore di "In dialogo"
Giulio Vittorangeli, presidente dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo
Luciano Zambelli, della Lega per il disarmo unilaterale
Rina Zardetto, presidente dell'Associazione Reggiana per la Costituzione
Franco Zunino, ingegnere

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Per dare notizia delle adesioni ai presidenti del Parlamento:
- on. Laura Boldrini, Presidente della Camera:laura.boldrini@camera.it
- on. Pietro Grasso, Presidente del Senato: pietro.grasso@senato.it